Relazione di Elena, mamma di Paruolo Giovanni

SERATA CON LA DOTTORESSA GIBI

La serata del 16/1/09 tenuta dalla Dottoressa Gibi Onorina ha richiamato nel salone dell’Asilo di Daverio un pubblico molto numeroso e attento. Trovare il modo di gestire i capricci dei nostri figli e distinguerli dai loro bisogni profondi era un tema davvero interessante e ha suscitato numerose domande e richieste di precisazioni.

Pensare ai nostri figli come a instancabili cercatori della verità, verificatori implacabili del fatto che le nostre parole siano coerenti e stabili, ci aiuta a capire perché diventino talvolta così … ostinati. Tutte le volte che noi genitori diciamo qualcosa che poi non manteniamo, i bambini perdono fiducia e sentono impellente il bisogno di verificare ogni nostra ulteriore affermazione. Il capriccio rappresenta una sorta di domanda di chiarimento. Come a dire che a noi basta sbagliare una volta perché loro rimettano tutto in discussione.

Il concetto di eccezione, cioè di qualcosa che accade una volta soltanto ( e non una volta ogni tanto) a livello razionale è pienamente comprensibile solo dai dodici anni in su. Prima di quell’età sarebbe meglio evitare di farne, per non creare confusione e disagio.

Per fortuna, e qui abbiamo tirato un sospiro di sollievo, in ogni famiglia ci sono risorse per recuperare ogni eventuale errore e cattiva abitudine acquisita.

I suggerimenti della Dottoressa sono in primo luogo di promettere solo ciò che si e’effettivamente in grado di mantenere, poi di intervenire con decisione e calma, quando e dove ce n’e’ bisogno (eventualmente anche al supermercato).

Un modo pratico e’ chiamato l’abbraccio di contenimento. Con esso si ferma il bambino in modo calmo e forte, gli si impedisce un comportamento negativo aiutandolo fisicamente a controllarsi. Comunicandogli nello stesso tempo il nostro affetto, la nostra calma e la decisione gli facciamo capire che noi ci prendiamo la responsabilità per lui, che non gli permetteremo di continuare e, in definitiva, che lo proteggiamo. Se le prime volte il bambino farà fatica a calmarsi, presto gli diventerà più facile.

Quando l’adulto riesce a conservare la sua maturità anche nei momenti faticosi, il bimbo può restare bambino, con serenità. Non avverte la necessità di comandare perché sono i genitori a farlo, senza paura o tentennamenti. (il rischio altrimenti è che il bambino abbia una sindrome da onnipotenza, che si senta spinto a dover comandare, in quanto gli adulti vengono meno)

Durante l’abbraccio di contenimento, finchè il bimbo non si è calmato, non bisogna assolutamente urlare, al massimo si può parlare sottovoce ribadendo il proprio amore e le proprie intenzioni. Non si vince con la forza ma con la costanza.

Il tono di voce con cui ci rivolgiamo ai nostri figli e’ molto importante. Quando alziamo la voce perdiamo il controllo della nostra parte razionale e più matura e permettiamo alla nostra zona più emozionale,”l’io bambino arrabbiato”, di prendere il sopravvento. Noi torniamo un po’ bambini e se l’urlo all’inizio spaventa e spinge ad ascoltare per paura, alla lunga non viene più sentito perché il bambino chiude decisamente le orecchie.

Per insegnare ad ubbidire la Dottoressa suggeriva di dare ai piccoli comandi semplici e chiari (proporzionati alle forze e fattibili!!), una volta sola e poi di avvicinarsi subito al bambino e aiutarlo a portare a termine la consegna. Al termine è fondamentale gratificare il bimbo:”Sei stato bravo a fare subito quella cosa. Vedrai che la prossima volta ce la farai da solo.”

L’educatore dovrebbe avere gambe, cioè sapersi avvicinare e avere il tempo e la pazienza di farsi ubbidire subito.

Un altro spunto interessante riguardava il cosa far scegliere ai bambini. Se è importante che gradualmente si abituino fare delle scelte, queste devono però essere secondarie, fra due opzioni offerte loro dall’adulto. E’ cioè l’adulto che comanda e propone l’orizzonte di riferimento.

Per i bimbi dai tre ai cinque anni è fondamentale la presenza di un ritmo nella giornata. Il susseguirsi di azioni ripetute in modo costante nella giornata li aiuta e soprattutto li rilassa. I rituali, specialmente quando sono spiegati ad alta voce (ora mettiamo il pigiama, poi laviamo i denti, dopo…) gli danno sicurezza. Sono fondamentali per esempio per accompagnare il bimbo in modo sereno al sonno. Dai tre anni e mezzo infatti i piccoli diventano consapevoli della possibilità della morte e conoscono la paura. Sta a noi guidarli e dargli sicurezza. Una lucina, la porta aperta, un buon rituale e qualche regola fissa da rispettare sempre (Se hai bisogno mi puoi chiamare ma non scendere dal letto) sono ottimi punti di partenza per godere finalmente di sonni sereni e riposanti.

Tantissime sono state le domande e le precisazioni, se desiderate ulteriori approfondimenti, chiedete ai genitori che hanno partecipato e che saranno lieti di confrontarsi con voi.